5 feb 2008

La fiera del Libro ospita Israele

Alcune associazioni di scrittori arabi hanno proclamato il boicottaggio della manifestazione torinese perché ospite d'onore è Israele. La motivazione è che "non si può approvare nulla che provenga da Israele". La bellezza è il tema di questa edizione.

La ventunesima edizione della manifestazione che si svolge al Lingotto di Torino, suscita curiosità e qualche polemica per la presenza dello stato israeliano nella sezione culturale dedicata a un paese straniero. La Fondazione del libro spiega le sue motivazioni, lontane da qualsiasi appartenenza politica o ideologica

Come ogni anno anche per il 2008 (8-12 maggio) la Fiera del libro di Torino, l'appuntamento editoriale e culturale più importante in Italia, ospiterà un paese straniero; ma la scelta stavolta ha suscitato non poche polemiche, visto che sarà Israele ad animare lo spazio riservato alla letteratura e alla cultura di un'altra nazione.
Le prime rimostranze sono state rese note attraverso la posizione di alcuni quotidiani, in particolare "Liberazione", che ha messo in rilievo quello che secondo il giornale di Prc potrebbe risultare un incauto invito, data la ricorrenza del sessantesimo anniversario dello stato israeliano, e la condizione sempre drammatica in cui si trova la popolazione palestinese.
Per tentare di comprendere meglio la isituazione in base anche ad elementi tecnico-organizzativi della manifestazione, bisogna innanzi tutto dire che la scelta del paese come ospite d'onore viene individuatak dalla Fondazione della Fiera del libro attraverso una serie di candidature, che i paesi stessi presentano in base al proprio profilo culturale ed editoriale, rischiando anche di rimanere per anni di lista d'attesa. Per esempio, ci dice il responsabile della comunicazione della Fondazione, Nicola Gallino, "quest'anno era previsto il Cile, che però si è accorto di avere negli stessi giorni un impegno precedentemente preso con la Fiera che si tiene a Lima. Altra ipotesi era l'Egitto, che invece è stata posticipato al 2009 perché ci sarà sempre a Torino la mostra dei tesori sommersi, scavati dal fondo al Nilo, e dunque si è pensato a unire le due cose".
Naturalmente il fatto che lo stato di Israele sia nato nel 1948 ha avuto il suo peso, ma l'aspetto culturale della celebrazione non rientra affatto in quelle che al contrario avranno un peso e una visibilità politica. A conferma di questo, il fatto che la presentazione del proprio "display" culturale Israele la proporrà anche a Parigi al "Salon du livre", che si tiene a marzo, senza troppe polemiche.
La questione poi si è trasferita ai nomi degli scrittori che dovrebbero partecipare; ma anche in questo caso la discriminante non può considerarsi questa, anche perché sono in molti a ritenere che Israele usi spesso gli scrittori più conosciuti per mostrare la sua "faccia pulita", e dunque non può essere neanche questa la misura per comprendere le modalità di partecipazione dello stato ebraico alla Fiera di Torino. "Sin dal primo momento ci siamo messi in contatto con i responsabili culturali dell'ambasciata israeliana in Italia -afferma ancora Gallino-, che ci hanno fornito ampia rassicurazione sul non veicolare se stessi in quanto Stato, ma piuttosto per utilizzare questa bellissima occasione per poter raccontare e raccontarsi. D'altra parte, per la Fiera del libro di Torino la cosa più importante è sempre stata il dibattito delle idee".
Chi la conosce avendola frequenta nel corso delle sue venti edizioni, sa bene che la Fiera del libro di Torino ha cercato in questi di alternare paesi e culture di aree differenti, senza veti, condizionamenti o censure nei confronti della qualità culturale, guadagnandosi a buon diritto la definizione di "paradiso laico". Ma l'ipotesi di un invito congiunto Israele-Palestina, come alcuni hanno proposto, non è di certo la strada percorribile. si può fare.
Tralasciando la componente ideologica per contemplare la prassi possibile, la Fondazione del libro ha incontrato gruppi italiani di attivisti filopalestinesi e di ebrei contro l'occupazione, ai quali è data assicurazione che verrà dato loro ampio spazio, proponendo come chiunque altro idee, iniziative, presentazioni di libri, prenotazioni di stand e quant'altro.
Le due metà della mela, o della luna, avranno quindi aperte comunque le porte del dialogo, senza però l'opportunità di poter ospitare "alla pari" entrambi i paesi. "D'altra parte -conclude Gallino-, nel concreto lo stato d'Israele è riconosciuto dall'universo mondo, ma non viene a Torino per celebrare se stesso. Chi ha voluto leggere questo, l'ennesima prova di forza, deve comprendere che in ambito culturale non si ragiona così. Lo dimostra il fatto che stiamo coltivando anche le proposte palestinesi che ci stanno arrivando, e che valuteremo insieme alle altre per inserirle nel programma dell'edizione 2008.
Una "querelle" che dunque, alla fine, sembra evolversi positivamente.

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