4 dic 2008

Torino: apre il Mao, Museo d’arte orientale

L’apertura al pubblico del Museo d’arte orientale, Mao, è fissata per il 5 dicembre. Collezioni permanenti e mostre temporanee saranno ospitate nei 1700 metri quadrati di Palazzo Mazzonis, all’angolo fra le vie San Domenico e Sant’Agostino, nel Quadrilatero romano. Antica sede degli uffici giudiziari, dal 1980 l’edificio appartiene al Comune che ha speso 10 milioni per ristrutturarlo. Poi per trasformarlo in museo ne sono serviti altri 5 di cui 3 finanziati dalla Compagnia di San Paolo. Un’opportunità per dare voce alla cultura d’Oriente realizzata dalla Fondazione Torino Musei, che su incarico della Città si è impegnata senza soste sin dall’approvazione del progetto avvenuta nel 2004. Direttore del museo è Franco Ricca, ex ordinario di Meccanica quantistica all’Università di Torino, laureato in Indologia e folgorato dal Tibet e dalla cultura buddista. Sul percorso espositivo tutto è volto a far conoscere il grande continente asiatico attraverso cinque gallerie corrispondenti ad altrettante regioni: al piano terra l’Asia meridionale, in particolare le aree del Gandhara, fascia di terra compresa tra Afghanistan e Pakistan nord-occidentale, dell’India antica e del Sudest asiatico (Indocina, Thailandia, Vietnam, Cambogia, Birmania e Indonesia); al primo piano la Cina, con in mostra oggetti di arte anche funeraria, dal neolitico alle dinastie Han e Tang; al secondo piano il Giappone con i preziosi paraventi seicenteschi che mostrano immagini dell’impero, le importanti statue lignee, una piccola serie di kesa, preziosi mantelli rituali indossati dai monaci buddhisti nei cerimoniali pubblici e una saletta per il tè con il tatami sul pavimento; sempre al secondo piano si trova la regione Himalayana, rappresentata fra gli altri oggetti da due preziosi manoscritti del XV secolo e da una delle maggiori raccolte europee di copertine lignee intagliate e dipinti; al terzo piano una sezione riservata ai paesi islamici e fornita di una saletta a luci soffuse per libri antichi da sfogliare su video. Inoltre dall’atrio barocco, che si affaccia su un cortile dove sono inseriti due giardini giapponesi di sabbia e rocce, si raggiunge l’ala che ospiterà le mostre temporanee, ma il museo vero e proprio con i suoi quattro piani d’esposizione si colloca nell’ala opposta, su via san Domenico. Un progetto ambizioso che, con ceramiche, statue, bronzi, dipinti, vasellame, strumenti rituali, costumi e manoscritti, intende testimoniare la straordinaria fioritura artistica orientale.

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