17 nov 2009

Il primo libro? A sei mesi

I vantaggi intellettivi sono ormai provati: ecco come riuscirci. Dai pediatri, i suggerimenti pratici per avvicinare i bambini alla lettura

Ne è davvero convinto: i bambini sono «nati per legge­re ». E difatti con questo nome ha battezzato, dieci anni fa, un progetto che, con la collabora­zione di pediatri e bibliotecari, promuove la lettura ad alta vo­ce ai bambini. Spiega Giancarlo Biasini, direttore della rivista Quaderni dell'Associazione cul­turale pediatri: «Leggere aiuta a crescere e non è mai troppo pre­sto per iniziare ad amare i libri. A sei mesi un bambino è già in grado di interessarsi a un testo a patto che riporti molta 'facci­ne' perché il piccolo è da subi­to interessato ai volti, a comin­ciare da quello della mamma. A un anno arrivano le prime fila­strocche accompagnate da tan­te figure. Ma, attenzione: van­no lette stando insieme, non va­le mettere il piccolo davanti a un cd o a un dvd. Quello che at­trae il bambino, e gli fa amare le figure, la rima, il libro, sono i genitori, è la possibilità di stare vicino a loro, di ricevere atten­zione. I bambini impareranno a voler bene ai libri perché vo­gliono bene a voi». Da qui l’idea di un decalogo ( vedi qui a fianco) che serva a mamme e papà per diventare buoni letto­ri.

LE FAVOLE - E le vecchie favole, quand’è il loro momento? «Intorno ai 3-4 anni — risponde Biasini,— magari in edizioni semplificate. E a fianco delle fiabe tradiziona­li c’è oggi un’editoria stermina­ta, perfino disorientante. Ecco perché ogni anno 'Nati per leg­gere' cerca di diffondere, attra­verso i 1300 pediatri che hanno aderito al progetto, un catalogo con 20, 30 titoli che suggerisce i titoli migliori per le varie età». Meglio se legge la mamma o il papà? «Meglio se leggono in­sieme, così facendo si crea un momento magico. Si officia un rito, e non importa se dura solo qualche minuto».
«Dire che leggere aiuta lo svi­luppo intellettuale è ormai una banalità — ricorda Silvia Peri­ni, docente di psicologia del­l’educazione all’Università di Parma — ricerche degli anni Sessanta ci hanno ampiamente dimostrato che i lettori precoci sviluppano un lessico migliore e hanno un progresso cogniti­vo più rapido. E che hanno un ruolo significativo anche le let­ture prenatali».

QUALE LIBRO - Un libro vale l’altro? «Tutto può servire per avvicinarsi alla lettura, ma è pur vero che a Dante, prima o poi, bisognereb­be arrivare. Non conta solo la scelta del libro, conta tutto il contesto educativo, all’interno del quale è lecito pianificare un percorso. Tutti noi — prosegue Perini — tendiamo a fare qual­cosa che ci ha già gratificati, perciò se ci è piaciuto un libro d’avventura ne leggeremo un secondo e un terzo; d’altra par­te l’amore per qualcosa porta anche a un’attività esplorativa e perciò probabile che dopo un’indigestione di libri d’avven­tura, il bambino sia tentato da altri percorsi ed è quindi facile aiutarlo ad ampliare il suo baga­glio culturale». E chi non viene indirizzato proprio da nessuna parte per­ché ha genitori che non leggo­no? «Occasioni educative ci so­no per tutta la vita, ma questo non deve costituire un alibi per i genitori pigri: ci sono percorsi cronologici che vanno rispetta­ti. Recuperare in seguito, si può, ma non è facile».

Nessun commento: